Passa ai contenuti principali

L'Europa dell'Alto Medioevo e la formazione della società feudale

L'EUROPA DELL'ALTO MEDIOEVO E LA FORMAZIONE DELLA SOCIETA' FEUDALE








La regressione economica e demografica


Il periodo che va dalla caduta dell'Impero romano d'Occidente all'VIII secolo coincide con il momento di massima decadenza economica e sociale, caratterizzata da un netto calo demografico (acuito da saccheggi, dalle carestie, dalle epidemie) e da un vistoso spopolòa mento delle città.
Dal punto di vista economico, il dato fondamentale è l'estrema rarefazione del sistema degli scambi, cui si accompagna un sostanziale abbandono delle vie di comunicazione. Il centor della vita economica alto medievale è la curtis, che realizza quasi totalmente al suo interno le funzioni di produzione e consumo necessarie alla sussistenza.


La fine della centralità del Mediterraneo


Dal punto di vista geografico, a partire dall'VII sec. il centro dell'Occidente medievale non coincide più con il Mediterraneo, con il mare nostrum romano, e si sposta sempre più a nord. Roma resta la sede del pontefice, ma le capitali politiche (del regno dei franchi e poi del Sacro romano impero) saranno sul Reno. Nel mondo romano-germanico, i nuovi popoli che contrIbuirono al crollo dell'Impero romano d'Occidente e che ne occuparono i territori conservarono in parte costumi e tradizioni proprie: una organizzazione sociale gerarchica, di tipo nettamente tribale, fondata sui valori guerreschi e sulla fedeltà al capo militare; o ancora certi elementi del diritto, che rimasero in uso accanto a sopravvivenze della tradizione amministrativa e giuridica romana.
Queste popolazioni conobbero un processo di romanizzazione relativamente rapido benché differenziato, in dipendenza del loro diverso grado di civiltà, di prestigio militare e politico, e di cultura. Si impose il latino, anche se influenzato dalla lingua dei conquistatori; e si diffuse progressivamente il Cristianesimo: lingua e religione comuni furono i fattori decisivi di una stabile coesione tra elemento barbaro e romano.


Il ruolo della Chiesa e del monachesimo

La Chiesa, ormai divenuta l'unico punto di riferimento, per l'intera popolazione. La sua azione trovò uno strumento di insostituibile efficacia nel monachesimo, trapiantato in Occidente da San Benedetto da Norcia (480-543). Il fulcro della vita monastica fu il monastero, che era anche un centro fortificato, un rifugio sicuro durante le varie calamità del travagliato periodo alto-medioevale, fu l'unico luogo in cui si svolgesse, in questi secoli, un'attività culturale: di conservazione del patrimonio librario innanzitutto, e poi di istruzione di chierici; strumento indispensabile per un'efficace opera di proselitismo.

Le caratteristiche del monachesimo occidentale

Il monachesimo, occidentale ereditò dal suo capostipite, San Benedetto, un fecondo abbinamento di attività contemplative e di lavoro manuale, riassunto nella nota formula ora et labor (prega e lavora).
Il lavoro manuale spaziava dalla coltivazione delle campagne alla trascrizione di codici, un'attività sollecitata anche per altri versi dalla Regola benedettina, che caldeggiava la lettura dei testi sacri, e quindi obbligava i monasteri a procurarsene un numero sufficiente.
La rete dei monasteri benedettini, fra di loro in rapporto costante, si sviluppa e rafforza progressivamente; questa esperienza divenne in seguito modello riconosciuto per altri ordini monastici. L'elenco dei maggiori monasteri coincide quindi con l'elenco dei centri culturali più importanti dell'Alto Medioevo.


I principali centri monastici


Fra le prime e più celebri abbazie ricordiamo quelle benedettine di Montecassino (fondata nel 529) e di Fulda (in Germania nata nel 744), centro potente di cristianizzazione del mondo germanico; e quelle legate al monachesimo irlandese: San Gallo (nata nel 612), Luxeuil e Bobbio, fondate rispettivamente nel 590 circa e nel 612 dal monaco irlandese Colombano. Di filiazione benedettina furono anche i monasteri francesi di Cluny (910), celebre nel Medioevo anche per l'eccellenza dei suoi abati, e di Citeaux, dai quali presero nome rispettivamente gli ordini cluiniacense e cistercense, quest'ultimo fondato da Bernardo di Chiaravalle (1090-1153)




Il feudalesimo


Questo mondo conobbe un nuovo momento unitario e ricevette le prime stabili forme di organizzazione sociale e amministrativa con il regno dei Franchi, che esercitò una funzione egemone sui territori dell'Europa centro-occidentale appartenuti all'impero romano. Qui nacque e si affermò, con l'ascesa al trono di Carlo Magno, un nuovo sistema politico, economico e sociale: il feudalesimo. Alla sua origine sta la consuetudine dei sovrani per compensare i propri compagni d'arme con una donazione di terra (feudo), prima assegnata a titolo vitalizio ma poi (877) divenuta ereditaria. Il beneficiato, cioè il vassallo (da vassus "servo"), giura fedeltà e obbedienza al sovrano, che in cambio gli garantisce aiuto e protezione.
Su questo rapporto di dipendenza personale, si regge la società feudale: ma ben presto il legame signore-vassallo si indebolisce, trasformandosi spesso in una diretta e aperta contrapposizione fra i due. Questa tendenza centrifuga (particolarismo feudale) diventa inarrestabile a partire dalla crisi dinastica e dal clima di anarchia seguiti dalla morte di Carlo Magno (814) e al fallimento del suo progetto di unificazione imperiale: si costituiscono potenti signorie feudali rappresentate in Francia principalmente dai conti di Tolosa o dai duchi di Acquitania, che si trovano a disporre di un potere pari se non superiore a quello del re.




Una società storica e gerarchica


La società feudale è caratterizzata da scarsa o nulla mobilità sociale e da una struttura rigorosamente gerarchica che la mentalità medievale fa risalire alla volontà divina e perciò ritiene statica e immutabile.
A partire da Agostino si impose una concezione trinitaria della società retta da tre classi sociali o Ordini. Nella terminologia fissata dal vescovo Adalberone di Laon (morto nel 1031)i tre ordini si identificano in oratores, bellatores e laboratores (coloro che pregano, coloro che combattono, coloro che lavorano). La gerarchia degli ordini e delle funzioni è vista come garanzia di armonia e di equilibrio: al clero spetta la cura dell'ambito spirituale (nonché dell'istruzione); all'aristocrazia la difesa armata della comunità e dei suoi valori (e quindi principalmente dell'istituzione ecclesiastica), ai proprietari terrieri (medi e piccoli), peraltro vessati con tasse e obblighi svariati dai feudatari e dal clero, la responsabilità della produzione agricola. Non è prevista in questa struttura rigida alcuna trasformazione: né passaggio da un ruolo all'altro né contemporaneo svolgimento di diverse funzioni; e restano ai margini della società braccianti e schiavi.


Commenti

Post popolari in questo blog

Gabriele D'Annunzio, Nella prosa notturna la critica più recente scorge un D'Annunzio diverso e più sincero

GABRIELE D'ANNUNZIO NELLA PROSA NOTTURNA LA CRITICA PIù RECENTE SCORGE UN D'ANNUNZIO DIVERSO E PIù SINCERO Per molti anni l'orientamento della critica nei riguardi dell'opera e della personalità del d'Annunzio è rimasto fedele al saggio che il Croce scrisse a tale proposiito fin dal 1903. Il Croce innanzi tutto fece una netta distinzione tra la vera personalità dannunziana e quelle false che il poeta stesso e gli altri gli imposero il falso buono, il falso eroe, il falso mistico, il falso profeta ecc. La personalitàvera resta quella di un sensuale, anzi di un <<dilettante di sensazioni>> privo di <<umanità>> e di una qualsiasi carica ideale. Il Gargiulo confessava sostanzialmente la tesi crociana, definendo il D'Annunzio un poeta <<privo di interiorità>>, ma grande <<lirico paesista>>. Il Flora riduceva il motivo della sensualità alla <<presenza dell'animalità o bestialità>>: tutti

Critica e trattatistica del barocco. Tesauro e la critica barocca. Madame reali fra i Savoia. Alessandro Tassoni

Critica e trattatistica del barocco Tesauro e la critica barocca Emanuele Tesauro Emanuele Tesauro  Il Cannocchiale Aristotelico Nobile piemontese, ex gesuita, Emanuele Tesauro visse alla corte di Torino, in forte rapporto con la nobiltà brillante e rissosa del Seicento.  Non tutta la trattatistica teorica sull'acuteza a metà Seicento muove dalle esigenze moderate che condizionano le regole del Peregrini e del Pallavicino.  Il più celebre trattato sul concettismo, Il Cannocchiale aristotelico di Emanuele Tesauro, se ha in comune con i moderati l'impegno di regolamentazione del nuovo stile, non ne condivide la risentita polemica contro le esagerazioni, è animata anzi da un vibrante entuusiasmo per il meraviglioso potere della argutezza.  Gran madre d'ogni ingegnoso concetto, chiarissimo lume dell'oratoria e poetica  elocuzione, spirito vitale delle morte pagine, piacevolissimo condimento della civile conversazione, ultimo s

La pioggia nel pineto

GABRIELE  D'ANNUNZIO La pioggia nel pineto Nella Pioggia nel Pineto l'elemento musicale predomina su tutti gli altri, nel senso che le proposizioni verbali e le immagini visive, olfattive, tattili, si riportano all'instabilità e al brivido della lor musica più che al loro significato e contorno preciso: e la stessa Ermione sempre presente, alla quale il poeta si rivolge e che diffonde la sua femminilità in tutto il suo pesaggio sonoro di questa pioggia, e qui tramutata, in un accordo fondamentale che intona tutta la musicale fantasia. Le parole, tendono dunque alla pura grazia della trama fonica, atta a suggerire la dolcezza d'immaginare una pioggia che bagna il viso, le mani, le vesti di donna bella, e amata, nel fresco di una pineta, al tempo dell'estate. Perché l'estate, la grande estate, è la premessa di questa pioggia e ne crea il desiderio.  L'ispirazione, desiderio di freschezza, nasce in una specie di sete e d'arsura che il poeta